Pietro Clemente: Maestri senza accademia. Per Saverio Tutino

25° Premio Pieve  Saverio Tutino saluta il pubblico dei diari © foto di Luigi Burroni

 

Maestri senza accademia.
Per Saverio Tutino

di Pietro Clemente  

Pietro Clemente:  Maestri senza accademia. Per Saverio Tutino

Il Tutino che ho amato è quello dell’Archivio dei diari, quello di Pieve. Leggendone l’autobiografia ho ammirato anche il partigiano, il giornalista, lo scrittore della rivoluzione cubana, sempre pieno di luce nella scrittura ed anche di ironia. Ma il mio Tutino è quello dei diari.

Ha concepito l’Archivio come un organismo vivente, dove le storie scritte, ‘depositandosi’ ,non giacciono come nei sepolcri, ma attivano lettori, memorie, evocano conflitti, fanno capire mondi.

La creazione di un gruppo di giovanissimi collaboratori motivato e sensibile, legato alle storie dall’amore per il teatro, ha aiutato dall’inizio nella impresa difficile di formare un gruppo locale dell’Archivio, di responsabili, appassionati, attivisti, attenti a rimettere in gioco e in scena la vita dei testi. Opera difficile non priva di asprezze e di conflitti.

 Ha istituito un premio dentro una cultura anti-premi, ne ha definito lo stile, difeso la natura di incontro e colloquio sulla vita, contro la tentazione della piazza televisiva. Ha vinto la sfida con le istituzioni locali, che hanno rispettato questa grande impresa, e talora la hanno sostenuta. E la sfida per superare gli abitanti della Città dei diari, di Pieve, è stata quasi una esplosione: 3222 abitanti oggi contro quasi 10.000 diari. Quando ho cominciato a collaborare con Pieve a metà degli anni Novanta il sorpasso non era avvenuto e sembrava difficile.

Saverio con fatica e per tentativi ha cercato di mettere insieme da un lato il rigore degli studi, dall’altro il calore delle passioni, il mondo dei professori universitari e dei volontari, e ha creato degli organizzatori di cultura, dei ricercatori. Ha messo insieme persone diverse è riuscito a creare collaborazione, condivisione perché le vite di carta potessero vivere al meglio e far ascoltare le loro storie.

 Così ora le varie vite, che nella loro forma di carta, sono raccolte nell’Archivio e si fanno compagnia, e  - vicine - si tengono caldo per l’inverno, e che si preparano alle visite periodiche degli uomini in carne ed ossa, soprattutto a quelle di settembre,  si passano parola e circola la voce che anche Saverio, il loro antenato fondatore, presto raggiungerà il loro mondo,  quello delle vite di carta (al quale già ha  dato tante pagine) e in particolare il gruppo  delle vite perdute nel tempo, e lo aspettano per applaudirlo anche loro, come noi ogni anno.

Da tempo Saverio era entrato in una smemoratezza leggera, che non escludeva una certa felicità, amava, mi è parso, essere abbracciato,  applaudito da tanti di noi che non riconosceva ma che sentiva come una buona e lieta compagnia umana.

 Sapevamo di doverci accomiatare da lui, eravamo pronti.

Personalmente lo avevo scelto tra i miei Maestri senza accademia, maestri della grande arte della memoria, del dare la voce alla vita. Ettore Guatelli con gli oggetti  e il  museo, Nuto  Revelli con le voci nel registratore e nella pagina, Saverio Tutino con i diari, gli epistolari , le memorie. Tutti e tre li porto negli  studi  e nei ricordi e li ringrazio di avermi dato modo di imparare da loro.

Il popolo dei musei antropologici, di SIMBDEA (Società Italiana per la Museografia e i Beni Demo-Etno-Antropologici) che io rappresento ha sempre visto il popolo dell’Archivio come parte di una famiglia comune, e spesso insieme con molti da varie parti d’Italia siamo giunti a Pieve in pellegrinaggio, sulla vetta della collina delle storie, rasa al suolo dai tedeschi e rinata piena di memorie.

Salutaci Guevara lassù caro Saverio, occhio di barracuda,  se lo incontri, e tanti altri che non dimentichiamo, noi ti ricorderemo con una frase di Ernesto De Martino ( fondatore degli studi antropologici italiani), per quel che sei stato e ci insegni ancora ad essere : un “cercatore di uomini e di umane dimenticate istorie, che al tempo stesso spia e controlla la sua propria umanità, e che vuol rendersi partecipe, insieme agli uomini incontrati, della fondazione di un mondo migliore, in cui migliori saremmo stati tutti, io che cercavo, loro che ritrovavo” . Grazie.

Simbdea, società italiana per la museografia e i beni demoetnoantropologici.

c/o Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
Piazzetta Antonio Pasqualino 5 - 90133 Palermo

CF: 03251180406
e-mail: segreteria@simbdea.it

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