La memoria dei contadini

 

LA MEMORIA DEI CONTADINI.
MUSEI, BIODIVERSITA’ E SAPERI DELLA TERRA

9/10/11 novembre 2011
Santarcangelo di Romagna


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Info:MET Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna
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telefono: 0541 624703
(Federica Foschi – Patrizia Volpini) 
 
Nati, il più delle volte, come semplici raccolte di oggetti-testimonianza di antiche pratiche in via di estinzione e considerati principalmente come risorsa "identitaria" di un luogo e di una popolazione, i musei dell' agricoltura hanno in questi anni (in molti casi) cambiato pelle: sono diventati qualcosa di più e di diverso. Come eco-musei hanno assunto la forma del museo-diffuso, che si proietta cioè al di fuori dell'edificio museale per diventare tutt'uno col territorio. In altri casi hanno trasceso la dimensione puramente rappresentativa per diventare dei luoghi "esperienziali": luoghi, cioè, dove non ci si limita a prendere visione di un insieme di nozioni, ma le si "pratica" e le si esperimenta in prima persona.

 

Questa nuova dimensione del museo etnografico (nelle sue diverse forme contemporanee) lo rendono, di fatto, il trait-d'union ideale tra un passato che ritenevamo irrimediabilmente alle nostre spalle ed un presente che di "quel" passato avverte la necessità e, allo stesso tempo, lo snodo più immediato e funzionale tra i luoghi di raccolta e rielaborazione dei saperi (che, oltre ai musei, comprendono ovviamente le università, i centri di ricerca, ecc.) e la loro "divulgazione".

Il "sapere contadino" rappresenta – in una società post-industriale - un repertorio di usanze, pratiche colturali e interpretazioni del mondo da conservare accuratamente in qualche teca, buono per ricordarci delle nostre radici o costituisce ancora oggi una "risorsa strategica" utile per affrontare il futuro che ci attende? E, in questo caso, per mezzo di quali strumenti e attraverso quali "canali" possiamo focalizzare questa risorsa e trasmetterla alle generazioni che verranno?

Non v'è dubbio che la società post-industriale presenti un insieme di caratteristiche che, per alcuni tratti, la ri-avvicinano a quella pre-industriale. La crisi di un modello di sviluppo espansivo che, soprattutto nel corso degli ultimi lustri, ha incrinato alcuni degli equilibri tradizionali del pianeta assieme alla fiducia incondizionata sulle ricadute economiche e sociali che questo modello rappresentava, ha portato alla riscoperta di punti di vista ed atteggiamenti propri del mondo contadino : il valore della bio-diversità opposto alla omologazione colturale e culturale, l'importanza delle tecnologie "dolci" e rinnovabili, l'impiego di pratiche sociali (come la "banca del tempo" o i community gardens) in grado di contrastare il senso di spaesamento e di solitudine caratteristico di un mondo prevalentemente "metropolizzato".

La memoria dei contadini

In realtà molte di quelle che oggi ci appaiono come straordinarie "invenzioni" della post-modernità altro non sono che la rielaborazione di soluzioni operative, pratiche quotidiane e tecnologie sviluppate dal mondo contadino nel corso dei millenni della propria evoluzione e non deve stupirci più di tanto che queste "invenzioni" riguardino l'ambiente metropolitano (le foreste urbane, gli orti metropolitani) più ancora di quello rurale.

Viene allora da chiedersi se questo rilevantissimo bagaglio di conoscenze debba restare racchiuso per sempre in qualche armadio della memoria o non possa invece essere recuperato ai fini della sua utilizzazione presente e futura.

Il problema principale, in questo senso, è dato dalla molteplicità e varietà dei luoghi di produzione di questo sapere (varietà geografica e funzionale) e dalla conseguente difficoltà di costituire dei centri di raccolta e di diffusione omogenei, riconoscibili e idonei ad operare ai diversi livelli: da quello scientifico al sistema delle imprese, da quello scolastico a quello, per così dire, popolare.

Un anno che ha partorito un giorno: il 2010 è stato in Toscana anche l'Anno dei mezzadri, per iniziativa IDAST patrocinata dal Consiglio regionale. Tra convegni, mostre e concerti si è cercato di restituire evidenza pubblica all'identità più profonda, quanto trascurata, della Toscana storica: che ai mezzadri deve il suo paesaggio agrario, industriale, politico. Ne è risultato un risarcimento spendibile in investimento: nella convinzione che anche il futuro più cloud non possa prescindere da un rapporto corretto con la terra. E nello scorso dicembre, come bilancio prospettico, IDAST ha avvertito l'opportunità di estendere e stabilizzare l'esperienza dell'Anno dei mezzadri: per tutti i contadini, e su scala nazionale, con un momento insieme celebrativo e progettuale. Grazie quindi alla fattiva adesione all'idea manifestata dall'on. Susanna Cenni sta nascendo una proposta di legge per la "Giornata nazionale per la memoria del mondo contadino": individuata nell'11 novembre, S. Martino, coincidente nella tradizione italiana con la scadenza dei contratti contrari. Un giorno quindi di possibile discontinuità: spesso amara in passato beneaugurante nelle intenzioni del progetto di legge, mirato a favorire l'incontro fra istituzioni e studiosi, associazioni e imprenditori, su quello che è stato e sui possibili scenari economici e sociali di un futuro sempre più complesso e sempre meno imprevedibile.

Gl'incontri e il convegno del programma santarcangiolese, che hanno come obiettivo sostanziale una riflessione sul futuro e sul senso da dare nel contemporaneo, alla museografia del mondo contadino, in una auspicabile alleanza con i fautori di un ripensamento sulle politiche ed etiche del rapporto con la terra , trovano radici in una convergenza di ricorrenze significative:

  • a 10 anni dalla nascita a Santarcangelo di SIMBDEA (Società italiana per la Museografia e i Beni Demo Etno Antropologici)
  • a 40 anni dalla nascita del Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna (1971)
  • a 90 anni dalla prima esposizione etnografica romagnola "Esposizioni Romagnole Riunite" (1921)
  • a 100 anni dalla "Mostra di Etnografia italiana" Roma (1911)
  • a 150 anni dal primo atto dell'unità d'Italia

Simbdea, società italiana per la museografia e i beni demoetnoantropologici.

c/o Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
Piazzetta Antonio Pasqualino 5 - 90133 Palermo

CF: 03251180406
e-mail: segreteria@simbdea.it

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