Note di un (mezzo) antropologo veneto in Francia 

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Neo-Italia - 1

Grosso modo, Italia – Bel Paese = Neo-Italia.

Il Bel Paese esiste, basta andare a Marsiglia e poi a Genova per rendersi conto che da una parte hai cielo, pastis e qualche belvedere, dall'altra una città italiana, e neanche delle più grondanti arte, ma comunque con il suo pieno di chiese e palazzi.

Più o meno a metà tra Marsiglia e Genova c'è Ventimiglia, con la sua stazione e il suo corridoio che finisce in un deposito bagagli chiuso. Qui non c'è traccia di antico o di rétro, tutto è stato fatto ripartire da zero. Muri, piastrelle, scritte, potrebbe anche essere un ospedale o una questura. Una volta il senso di questo spazio dev'essere stato: «Addio al passato».

Non tanti anni fa l'Italia non buona per le cartoline si è rifatta. Quella generazione di cose nuove è invecchiata e chi abita questi spazi scaduti pare adeguarsi. Allo sportello c'è sempre coda, anche perché la biglietteria automatica, quando va, non fa biglietti per la Francia. Dall'altra parte del corridoio dormono tunisini di passaggio tra militari che presidiano scoglionati. Borghezio al bar di fronte beve il cappuccino con due scagnozzi.

Le cose, lasciate a se stesse, cedono un poco alla volta. Anche chi sta nei loro paraggi ma il cedimento è spettacolare e partecipato perché, nella discesa, hai comunque qualcuno con cui prendertela: Trenitalia, i tunisini, i poliziotti, al limite Borghezio, tutto insieme, a seconda dei gusti. La neo-Italia finisce i suoi giorni con un'aria da fascismo senza pretese e senza resistenze: neutra, dimessa, tristemente minimal.

Altre puntate:

• Neo Italia - 1 
• Gli ultimi giorni della Francia
• Ambulanze
• Milani
• Lingue