Archivio di Etnografia 1-2/2010




Archivio di Etnografia 
1-2/2010 (numero doppio)

Direttore responsabile: Ferdinando Mirizzi

2012
pp. 244
ISBN 9788874701834

Rivista del Dipartimento di Scienze Storiche, Linguistiche e Antropologiche dell’Università degli Studi della Basilicata.

La Rivista
 
L’«Archivio di Etnografia», rivista del Dipartimento di Scienze Storiche, Linguistiche e Antropologiche dell’Università degli Studi della Basilicata il cui primo direttore è stato l’etnomusicologo Pietro Costantino Sassu, propone nell’annata 2010, V della nuova serie, un numero doppio curato da A. Fantauzzi e dedicato monograficamente a temi riguardanti l’etnopsichiatria e la psicologia transculturale, con saggi di carattere teorico e altri in cui sono presentati gli esiti di ricerche e di analisi cliniche condotte in contesti di immigrazione.


Contenuto del numero 1-2/2010 (numero doppio)

Il fascicolo si apre con due saggi, di Roberto Beneduce e Sergio Zorzetto, nei quali l’etnopsichiatria viene sottoposta a una riflessione critica nei suoi fondamenti epistemologici in relazione ai problemi diagnostici e terapeutici posti dalle comunità migranti. Subito dopo Antonio d’Angiò propone un articolato contributo nel quale giunge a definire un ambito disciplinare fin qui poco esplorato e definibile come geopsicologia della soggettività
I testi successivi, alcuni dei quali a più mani, presentano e discutono aspetti specifici dell’etnopsichiatria con riferimento alla dimensione transculturale e al rapporto tra immigrazione e malattia/salute mentale. 
Ciò che complessivamente emerge da tutti i saggi raccolti nel presente numero della rivista, come scrive nell’Introduzione Annamaria Fantauzzi, «è la constatazione che, nell’ambito del lavoro dell’etnopsichiatria e della psicologia transculturale, si integrano inevitabilmente dimensione psichica, contesto sociale e storia culturale, oltre che somatica, tanto del paziente quanto dell’operatore. Il numero della rivista vuole rendere conto della difficoltà ma anche della ricchezza nel saper far dialogare questi poliedrici sebbene affini campi di ricerca e di analisi, con un’attenta valutazione di casi clinici ed esperienze etnografiche, considerati come vive testimonianze di storie che agiscono e sono agite da persone».

 


 

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