Il sistema del patrimonio culturale italiano, i beni DEA e la Bozza di DPCM per la riorganizzazione

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Il sistema del patrimonio culturale italiano, i beni DEA e la Bozza di DPCM per la riorganizzazione del Mibact

 In linea generale e in primo luogo, la Simbdea non può che condividere la delusione già espressa da molte organizzazioni della società civile al momento della recente pubblicazione del DPCM in oggetto. Come altri, speravamo che il lodevole processo di consultazione e valutazione messo in atto dal Ministro Bray e cui abbiamo avuto occasione di partecipare (portando all’attenzione del Ministero le emergenze che caratterizzano il settore DEA ormai già da troppo tempo) avrebbe condotto ad una proposta di rinnovamento, sviluppo e aggiornamento della visione politica nazionale del significato dei beni culturali per il presente e il futuro della società italiana.

Avremmo voluto contribuire al suo sviluppo, semmai portando alla Bozza, se necessario, ulteriori strumenti, ma la serie di manovre dal carattere soprattutto burocratico-organizzativo in cui essa consiste ci costringe a limitarci a segnalare al Ministero la necessità di, almeno, evitare la nascita di ulteriori future emergenze, segnalate, a nostro parere, da una interpretazione limitativa, se non fuorviante, dell’identità di alcuni elementi delle dimensioni culturali contemporanee. Un’interpretazione che è possibile leggere tra le righe di alcune scelte di ‘accorpamento’ o di mutata denominazione.

In particolare, rileviamo criticità nella decisione di:

 

  • Privare il settore dei beni demoetnoantropologici e quelli archeologico e architettonico di una specifica Direzione di riferimento (art. 13, comma d); la Direzione dedicata alla gestione del “paesaggio” e del “patrimonio storico e artistico” sembra, più che un’innovazione, una veloce regressione al passato (più innovativa e produttiva sarebbe forse stata la creazione di una Direzione per il paesaggio, potenzialmente capace di inglobare le diverse dimensioni dell’attività culturale delle comunità umane);
  • Accorpare in una stessa Direzione l’incarico della gestione di “contemporaneo”, “spettacolo” e “patrimonio immateriale” (art. 13, comma g); da un lato, l’accorpamento dell’ultimo e del secondo elemento rinviano a uno dei principali ‘pericoli’ di errata interpretazione delle Convenzioni internazionali sul patrimonio culturale immateriale cui il governo italiano si è impegnato a dare attuazione nel territorio nazionale: quello, proprio, della sua “spettacolarizzazione”, un effetto capace di ostacolare i veri obiettivi di tale legislazione e di produrre conflitti piuttosto che armonia, integrazione e innovazione culturale, soprattutto a livello locale; dall’altro, il rapporto tra le due nuove proposte di denominazione citate suggerisce una gestione schizofrenica della dimensione temporale, cruciale a definire la stessa sostanza del concetto di cultura e bene culturale. La comparsa del contemporaneo nel comma g e il riferimento alla storia in quello d sembrano riproporre, ma con meno convincimento, un modello che appartiene al passato e che vede nei beni e nelle attività umane capaci di ‘resistere al tempo’ gli unici degni di costituire qualcosa di più che “contemporanei” fenomeni passeggeri, a maggior ragione se “immateriali”. La dimensione della vitalità culturale, dell’interpretazione attiva da parte dei contemporanei della propria cultura e dei suoi ‘segni’ sembrano relegati nella dimensione di un non meglio definito “spettacolo”;
  • L’attenzione riservata dalla Bozza al patrimonio culturale immateriale e alla valorizzazione della diversità delle espressioni umane è da noi molto apprezzata e la accogliamo come un segno positivo di aggiornamento, ferma restando la necessità di vigilare affinché questa dimensione, cuore pulsante del tessuto culturale e sociale dei nostri territorio, non sia schiacciata, appunto, nella dimensione dello “spettacolo”;
  • Siamo infine costretti a verificare che al sistema di salvaguardia e valorizzazione del settore demoetnoantropologico nel suo insieme questo documento ancora non accorda una lungamente attesa identità, strumenti e obiettivi chiari.

 

Per questi ed altri motivi, ci auguriamo che il Mibact possa prendere in considerazione le voci che si levano dalla società civile e che chiedono ad esso di affrontare in modo più organico ed efficace la riforma del sistema per la salvaguardia e la valorizzazione del retaggio e delle espressioni culturali del territorio italiano.

Il direttivo della Simbdea

Simbdea, società italiana per la museografia e i beni demoetnoantropologici.

c/o Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
Piazzetta Antonio Pasqualino 5 - 90133 Palermo

CF: 03251180406
e-mail: segreteria@simbdea.it

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