Clara Gallini (Pietro Clemente)

Un ricordo di Clara Gallini scritto da Pietro Clemente:

"Dopo il lavoro del lutto, la fatica del dolore, per la morte di Giulio Angioni , questo inizio d'anno mi ha tolto anche Nereide Rudas, con lei 'assistente' feci il mio esame di psicologia all'Università di Cagliari. Ne ammiravo la vitalità longeva e le tesi forti espresse sulla Sardegna nel libro <<L'isola dei coralli>>.

Oggi ho avuto la notizia della morte di Clara Gallini e volevo gridare 'no lei no!' ma non perchè fosse giovane, Clara era una giovane ottantacinquenne, ma aveva avuto un sacco di problemi di salute e ne era uscita alla grande stupendoci tutti. E da poco eravamo tornati in contatto via mail (la mia forma prediletta di comunicazione) e desideravo dialogare ancora con lei. Forse era nel '68, proprio in quell'anno fatidico, che diedi a Cagliari l'esame di etnologia con Clara. L'esame più bello perchè mi laureai con Cirese su Franz Fanon ma con lei feci un esame 'terzomondista' con un libro di Peter Worselky "La tromba suonerà" e uno di Vittorio Lanternari (suo amico e Maestro dopo la morte di De Martino) "Occidente e terzo mondo". Ne ho un ricordo molto bello. Clara fu poi con Rayr Terzian, psichiatra -filosofo basagliano, correlatrice della mia tesi il 27 novembre 1969 (avevo almeno 5 anni di ritardo su una laurea giusta ma forse li avevo usati bene) , da tre giorni era nata Giulia, la mia prima figlia, e tutto il movimento studentesco era con me in quella stanza. Clara fu affettuosa e gentile, ma poi ci perdemmo di vista, il rapporto con lei finì dentro il difficile rapporto tra De Martino e Cirese, ne fu come una conseguenza. La ritrovai in una giornata di uno dei convegni di Amalfi in cui Paolo Apolito ci spinse a costruire una comunità scientifica (fine anni 80 forse?), a pranzo, e ci parlammo col cuore. Ritrovai la mia Maestra di Etnologia e una donna ironica, critica, affettuosa con la quale sono rimasto amico. Da quando andavo a trovarla a Roma in una casa invasa da gatti in amore, a quando la incontravo ai convegni con Fabio Dei e Sandro Simonicca e mi diceva sempra che non ricordava quale era l'uno e quale l'altro, e ci prendeva in giro con affetto. Quel giorno mi disse delle cose buffe sui maschi sardi che forse erano anche una fotografia di noi allievi di Cirese. Tutti i suoi libri sono belli, pensati come monografie, complessi e conclusi. Ieri mi era arrivato con Amazon da Ilisso il suo "Il consumo del sacro" uno dei tanti libri che ho prestato e non ho più. Nella foto che allego c'è la presentazione de "La sonnambula meravigliosa" a Roma, tutti bei libri. Io avevo elogiato in alcuni saggi "Dono e malocchio", e basta, e lei mi disse che forse lo elogiavo perchè faceva comodo alle mie teorie. Era franca nella sua simpaticissima ironia. Per me la sua 'Intervista a Maria' è stata una tardiva lettura di fondazione , e tale resta la sua bellssima premessa sul rapporto tra lei e Maria. Un rapporto di 'innamoramento' che quando lessi la prima volta (ero marxista) mi lasciò perplesso, e che poi (mi occupavo di storie di vita e non ero più marxista) divenne un pò il luogo simbolico del rapporto a due che lega testimone e ricercatore in un racconto orale e che ha in sè qualcosa del 'fascino'.

E poi il suo ultimo libro, la sua intervista su Repubblica comparsa quando credevo che ormai non recuperasse mente e memoria. Lavoro eroico sulla malattia e sulla sua storia lontana, bambina a Crema figlia di un piccolo banchiere, con eduzìcazione severissima.

sui suoi ricordi si incontrarono con Ida mia moglie, entrambe avevano ricordi del Lago di Como, e in specie avevano avuto parenti a Lezzeno, e, per conseguenza, conoscevano la filastrocca 'Lezzen de la malfortuna, estate senza sol e inverno senza luna', dedicata a questo paese 'a bacìo' si dice in Toscana, dell'inverso si dice nel Nord. E così, si dicevano Ida e Clara, se si scava un pò magari si trova che eravamo mezze parenti. Nel suo "Incidenti di percorso" Clara ci fa entrare nel mondo che la ha resa come era, a suo modo e con sé stessa, severa, e poi sensibile, affettuosa, capace di esplorare con garbo mondi strani e complessi, dall'esotismo alla croce. Ciao Clara donna orginale e ironica, ma anche autoironica e autocritica. Chissà se hai mai sentito le battute che si facevano sul tuo modo di vestire, a Cagliari negli anni '60, certo le hai perdonate. E noi ci apprestiamo a fare come diceva Enresto De Martino nel suo libro sulla morte, a continuare a pensarti, a portarti con noi negli studi e nei ricordi, e - se ce la facciamo - a "trascendere nel valore" la tua assenza."

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