Lontano da Touba. Misticismo islamico tra Senegal e Italia

Senegal

 

Lontano da Touba. Misticismo islamico tra Senegal e Italia

di Massimo D’Amato

Mostra fotografica proposta da Pietro Clemente e Lucilla Saccà, Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo, Università di Firenze, in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Firenze.

Firenze, Museo di Storia Naturale, 20 aprile – 30 maggio 2012


Un 18 safar 

di Pietro Clemente

Era un 18 Safar  quando Massimo D’Amato ha costruito questo dialogo fotografico tra Africa e Italia, tra Dakar e Pisa, legato a un mondo di diaspora e di viaggio delle popolazioni senegalesi verso i mondi dell’Occidente. Quest’anno  il 18 Safar  del calendario lunare Higri era il 23 gennaio secondo il commutatore che si trova nel sito calendario islamico. Siamo nel 1433. Ricordiamoci sempre che non esiste solo il nostro tempo, ma quello cinese, quello ebraico, quello musulmano e tanti altri tempi. Dicono molti antropologi che dobbiamo periferizzare l’Europa (e l’Occidente) , smetterla di credere che sia l’ombelico del mondo, che presunzione pensare che il tempo lo misuriamo solo noi con la nascita di Cristo.  Cominciamo così, guardando questa mostra, a vedere la storia da altri punti di vista. Era il 1433 dunque a  Pontedera  in località Fornacette, quando la comunità senegalese emigrata in toscana ha festeggiato il Grand Magal di Touba. 

Nel Senegal , regione legata al nome  del grande fiume, ci sono tracce di vita preistorica, commerci, storie di regni e un Impero Wolof che percorre parallelo tutto il nostro medioevo ed età moderna, con vari scambi con l’Europa, fino alla colonizzazione francese a fine 1800 cioè a fine 1200 del calendario islamico. Sono state le potenze coloniali a far credere che l’Africa fosse fatta da popoli ‘senza storia’. Negli anni seguenti la seconda guerra mondiale il colonialismo è stato denunciato ed è cominciata l’era della decolonizzazione, che continua ancora. Nei nostri anni ’60, Leopold  Sedar Senghor, presidente del Senegal indipendente, era noto come uno straordinario poeta e uomo di cultura, che propose al superbo uomo bianco l’elogio della ‘negritudine’.  Erano quindi gli anni 1379. Il maggio del 68’ era in realtà il Safar 1388. L’Arno esondò a Firenze il 20 Rajab 1386.  

Il Magal è una festa del calendario religioso, anche se non una festa ufficiale. E il Grand Magal  di Touba  ha una chiara natura di festa di fondazione di uno specifico culto, quello delle confraternite Muridiche. Si tratta di comunità religiose che interpretano e praticano la religione islamica in una chiave mistica, con legami con la tradizione del sufismo. La presenza in Italia di queste comunità è legata alle prime emigrazioni senegalesi. I primi studi di antropologia dell’emigrazione negli anni ’90 segnalavano comunità muridiche (circoli o dahira) e connettevano con queste anche un certo modo di essere dei lavoratori senegalesi , impegnati nel lavoro, in un senso religioso del destino e del viaggio migratorio inteso come esperienza di vita, con una idea sempre presente di ritorno. La festa ricorda l’esilio dello Cheik  (Maestro o anche saggio)  Ahmadou Bamba , voluto dal colonialismo francese, e interpretato da Ahmadou Bamba come missione e destino, voluto da Dio. Un esilio con il quale si esprime anche una resistenza religiosa al dominio coloniale che è ancora iscritta nel significato della festa. Festa di un popolo disperso, con la quale queste comunità si tornano  ad unire, in uno stesso tempo ma in diversi spazi. 

Una mostra può essere una guida a capire meglio la pluralità del mondo. In queste immagini siamo invitati a vedere il tempo e lo spazio con gli occhi e il sentimento religioso di una comunità internazionale di migranti legata ad una grande terra di origine. Nei siti www.magal-touba.org , e www.mourides.com   si può navigare per conoscere un mondo religioso, trovare profili di face book, brani di you tube, una posta elettronica 18safar1433, che mostrano il web come spazio di transito comune, aiutano a capire. Non è sufficiente riconoscere alla comunità senegalese il riconoscimento, il rispetto e la dignità che più volte in Toscana con il proprio comportamento ha saputo conquistare . Tutti e in particolare le generazioni nuove è giusto che comincino un viaggio dell’immaginazione verso le molte terre e culture che sono confluite dentro il nostro mondo, per imparare a conoscerle, e a rispettarle nella loro diversità, e accoglierle per la risorsa nuova,  gli scambi, gli innesti,  e la prospettiva di futuro che portano nelle nostre terre . E’ un obbligo delle istituzioni,  dei mezzi di comunicazione, degli studi,  quello di permetterci  di  capire, attraverso le molte storie, religioni, e culture migratorie i segni  de nostro futuro.  
 


Senegal

Il progetto

Una mostra fotografica sulla celebrazione religiosa del Grand Magal, ricorrenza dell’esilio imposto dai Francesi al leader religioso senegalese Sheickh Amadou Bamba, commemorata ogni anno dalle comunità Islamiche del Senegal.

A Pisa, nell’anniversario di questo evento, si riunisce l’intera comunità dei senegalesi immigrati in Italia: la città diventa un punto di preghiera e di incontro, mentre a Dakar le masse dei credenti si mettono in marcia per raggiungere, nella moschea di Touba, la tomba della loro guida spirituale.

Questo reportage fotografico di Massimo D’Amato, tutto svolto rigorosamente in bianco e nero, mette in parallelo due città molto lontane e diverse tra loro, Pisa e Dakar, che presentano un significativo momento di contatto proprio nella celebrazione del Grand Magal. La solennità del Grand Magal cade il giorno 18 del mese islamico Safar. Nella stessa data, oltre a Pisa, celebrano questa ricorrenza New York, Tokio e Parigi.

La motivazione del progetto

Il progetto prende spunto dal libro di Massimo D’Amato Pisa –Dakar. La via del Sufismo, edito a Pontedera (PI) da Bandecchi e Vivaldi nel 2001. Il libro contiene bellissime foto che documentano questo evento religioso e questo gemellaggio tra le città di Pisa e Dakar. Alla luce del tragico episodio, che lo scorso 13 dicembre ha colpito la comunità senegalese di Firenze, appare opportuno proporre una reazione sul piano culturale, una mostra capace di raccontare valori spirituali e di generare una maggiore e più profonda comprensione reciproca nella convivenza multiculturale.

Lo spazio dell’esposizione

E’ stato scelto il percorso espositivo della Sezione di Antropologia ed Etnologia del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze. Un luogo istituzionale prestigioso e vicino al significato del progetto per finalità e contenuti.

Lo spazio dell’esposizione

E’ stato scelto il percorso espositivo della Sezione di Antropologia ed Etnologia del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze. Un luogo istituzionale prestigioso e vicino al significato del progetto per finalità e contenuti.

1) Si prevede; il coinvolgimento delle autorità cittadine, della comunità senegalese e dell’Università di Firenze, che ha già concesso il proprio patrocinio.

2) Eventi collaterali; nel giorno dell’inaugurazione, proiezione del film Dakarapide in collaborazione con il Festival dei Popoli. In data da definire, eventuale concerto di musica senegalese, in fase di organizzazione.

Massimo D’Amato

Fotografo professionista dal 1981 e giornalista pubblicista dal 1995, vive e lavora a Firenze.

La sua attività si svolge in ambito sociale, attraverso progetti autonomi e collaborazioni con amministrazioni pubbliche (Regione Toscana, Comune di Firenze, Provincia di Pisa, Comune di Pisa, Comune di Scandicci).

Le principali tematiche affrontate: la memoria storica, l’immigrazione, il lavoro. Il risultato del suo impegno sono la realizzazione delle mostre fotografiche “Saluti da Mostar - Vita quotidiana di una città in guerra” (1995), “Il ponte rotto - Città della exYugoslavia fra guerra e dopoguerra” (1996), “La città che non conosci - Immigrati a Firenze” (1998), “Stazione Senegal - Immigrazione senegalese a Pisa” (2000), “Non lontano da qui - Immigrazione islamica a Firenze” (2002), “Q5 - Un quartiere nella storia” (2003), “Il Padule della Memoria - 1944/2004 la strage nazifascista di Fucecchio” (2004), “Ko phiripè e vaktesa - Rom macedoni e kosovari a Firenze” (2008), il libro fotografico “Pisa-Dakar la via del sufismo” (Bandecchi e Vivaldi 2001) di cui ha redatto anche i testi, e i volumi storico/fotografici “Fra la terra, l’aria e l’acqua - Memorie volti e luoghi del Padule di Fucecchio” (Polistampa, 2004) “Vite narrate - Vicende e passioni delle popolazioni di Bagno a Ripoli nel novecento” (Protagon 2008) e “La fabbrica di Boccadarno - Storia memoria immagini della Motofides a Marina di Pisa” (Felici 2008); ha collaborato a “Storie, immagini, memorie -Trasformazioni economico-sociali della periferia fiorentina” (Polistampa 2003) “Le rubinetterie Signorini - Storia, memoria, immagini di una fabbrica fiorentina” (Polistampa 2008), “Un paese minerario e la sua cooperativa di consumo - 60 anni di Coop L’Unione di Ribolla: 1945/2005” (Polistampa 2008).

Nell’ambito formativo, ha effettuato dimostrazioni di lavoro presso il Polo Universitario di Novoli e la Syracuse Univercity e ha recentemente condotto il workshop “Una Sinagoga, Una Moschea”, a Firenze presso Deaphoto.

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50122 Firenze
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cell.:338-8719509

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CONTATTI

Monica Zavattaro
Responsabile di Sezione Museo di Storia Naturale
Sezione di di Antropologia e Etnologia
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50122 Firenze
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Lucilla Saccà 
Docente Associata di Storia dell'Arte Contemporanea 
Facoltà di Lettere e Filosofia
Università di Firenze 
Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo
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50121 Firenze
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